Nessuna riconciliazione
Ci sono molte cose da dire. La prima, quella che più mi preme, è che domani si parte. Prima uscita stagionale con la moto. Stasera, finito di lavorare, andrò al box per montare le borse e fissare il bauletto. Poi via.
Questa è sicuramente la cosa che prende il maggior numero dei miei pensieri oggi.
Per un po? di giorni niente blog. Lascio a casa il mio portatile per essere più leggeri e per disintossicarmi un po?. Faccio spesso periodi di disintossicazione dalle cose che mi circondano. A rotazione per settimane faccio a meno del fumo, della play, dell?alcol, della rete internet e di tutte quelle cose con le quali potrei andare avanti ore. Riesco sempre a liberarmi di tutto. Tranne che delle sigarette. Più o meno ne fumo tutti i giorni varie volte.
Il 25 aprile è arrivato. È un appuntamento annuale a cui tengo molto. Come ogni anno sono andato al concentramento a piedi, ho fatto il corteo e sono tornato a casa a piedi. Il 25 aprile è sempre un giorno abbastanza faticoso.
Quest?anno ho avuto di fianco a me Luisa, Licia, Patrizio ? pr comunista, Boris, Alberto, Andrea ? il pazzo. Poi incontri fortuiti come Chiara, Bertram e migliaia di facce conosciute.
È stato bello.
È stato anche il 25 aprile delle polemiche. La Moratti ha parlato dal palco di piazza Duomo (credo sia la prima volta che un sindaco ? a Milano rigorosamente di destra ? si prende la briga di arringare la folla). Onestamente la mia antipatia verso il sindaco è tale per cui non mi posso esprimere sulla giustezza di questa scelta. Per me ha fatto male. Ma io la Moratti proprio non la sopporto. E, per fortuna, non ho nemmeno fatto in tempo a sentirla.
Sono arrivato in piazza mentre stava parlando Bertinotti e alle mie spalle c?era un gruppo di contestatori. Una contestazione molto pacifica, fatta di fischi e slogan.
Compagno presidente della Camera: perché dici che al 25 aprile non si può fischiare? Secondo me è assolutamente lecito, soprattutto se citi l?articolo 11 della nostra Costituzione ricordando che l?Italia ripudia la guerra come strumento per risolvere casini internazionali. Compagno presidente, te la sei un po? chiamata stavolta. Sei libero di dirlo. Così come sono liberi di fischiarti.
Finita la manifestazione mi sono avviato con Alberto verso casa sua. Abbiamo affondato i denti in un panino al chiosco davanti al tribunale per poi continuare fino a destinazione.
Lì è iniziato lo sciallo. Io e Andrea, scalzi, ci siamo messi a giocare a ping pong, qualcuno rollava e parlava della manifestazione mentre si decideva di ordinare una svalangata di pizze e burritos per i presenti, il cui numero stava crescendo esponenzialmente.
Il cibo è arrivato nel bel mezzo di Chelsea – Liverpool, una splendida partita che sicuramente i compagni del Liverpool sapranno ribaltare nella partita di ritorno.
La serata è trascorsa tranquilla, serena e beata.
Sono tornato a casa in macchina con Leo, che si è gentilmente offerto di darmi un passaggio, visto che i nostri portoni sono a pochi metri di distanza l?uno dall?altro.
La mattina dopo me la sono presa comoda. Sveglia tardi con una splendida colazione da solo.
Apro il corriere e trovo riportate le parole del nostro premier (e pensare che l?ho pure votato) che parla della strada per la riconciliazione.
La storia della Resistenza è stata la storia di una contrapposizione. La storia di persone che, senza nessuna cartolina precetto, hanno deciso di combattere contro i fascisti e contro i tedeschi che occupavano le loro terre.
L?Italia ha ucciso il proprio tiranno a differenza dei tedeschi e degli spagnoli (questi ultimi hanno dovuto aspettarne la morte naturale).
Uccidere il proprio tiranno è un gesto che fa la differenza. È stato un atto dovuto nato dal coraggio e dal senso di protezione della propria comunità da parte dei partigiani.
Storie di notti all?adiaccio, di paura, di tensione, di amici e parenti torturati e morti perché non hanno parlato.
Non è stata una lotta per il potere. è stata una lotta per la democrazia, per avere la possibilità di vivere felici e senza più paure, senza più sopraffazioni.
Tutto quello che oggi abbiamo lo dobbiamo a loro e io, personalmente, oltre che essere contrario ad una riconciliazione che cancella tutto questo, non penso di averne nemmeno il diritto.
Io non c?ero, non ero nato nel periodo della lotta partigiana. E onestamente non posso nemmeno dire che se ci fossi stato avrei senza dubbio imbracciato il fucile per andare sui monti, perché non lo so. Forse sarei stato paralizzato dalla paura e avrei chinato il capo come molti.
Anche per questo, io oggi non posso avere la presunzione di dire ?pacifichiamoci?. Non spetta a me né a nessuno della nostra generazione.
Posso solo portare con me l?insegnamento della Resistenza, difenderne la memoria contro chi dice che, in fondo, ognuno aveva i suoi motivi per combattere, anche se dalla parte sbagliata.
No.
Chi ha combattuto un regime non sarà mai uguale a chi lo ha difeso.